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Storia di Venezia |
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Storia di Venezia, ricerca |
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Questa rubrica sulla Storia di Venezia e del Veneto è frutto di anni di ricerche negli Archivi dei Frari, alla Marciana e al Correr.
Fra gli antichi scaffali, nello scartabellare antiche Buste, Raspe, Commentarii, ho avuto modo di assaporare l'emozione del toccare manoscritti vecchi di secoli, con firme e sigilli di Procuratori, Dogi, Condottieri...
Ho scoperto cose interessanti che ho trascritto in parte su libri, altre le ho inserite in diapo-film, altre ancora sono ferme allo stato di semplici annotazioni nei miei archivi personali.
Luigi "Gigio" Zanon
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- 9 maggio 988
- Il giorno dell'Ascensione il Doge Pietro Orseolo II, ascoltata la S. Messa nella Cattedrale di San Pietro di Castello, riceve dal Vescovo di Olivolo una Insegna benedetta, s'imbarca sulla nave capitana e salpa per una spedizione militare in Istria contro i pirati Narentani.
SarÀ una spedizione trionfale, terminata con la definitiva sconfitta dei pirati e con l'estensione del Protettorato di Venezia sulla Dalmazia e l'Istria.
Dopo di allora il Doge assumerÀ il titolo di Duca della Dalmazia e avrÀ inizio la tradizionale festa dello Sposalizio con il Mare.
- 9 maggio 1356
- Emessa la seguente ordinanza:
"Volendo impedire i disordini soliti a verificarsi in occasioni di matrimoni, i nobili, essendo quelli che meno degli altri, per condizione e per educazione, dovrebbero dar motivo di scandalo, sono puniti con doppia pena dei plebei".
Questo atteggiamento del Legislatore, promulgato in pieno Medioevo, À¨ molto indicativo della dignitÀ e significanza sociale che la Serenissima assegnava anche alla Plebe.
- 9 maggio 1462
- Vengono emanate diverse leggi e ordinanze. Tra le altre spiccano le seguenti:
- D'ora in avanti il titolo di Venezia non sarÀ piÀ¹ "Comune di Venezia" bensÀ¬ Dominium Venetiarum (ossia "Signoria di Venezia").
- I giorni di lunedÀ¬ saranno destinati alle Udienze del Doge. Questi potrÀ ricevere Ambasciatori stranieri solo in presenza di quattro Consiglieri e due Capi della Qurantia.
- 9 maggio 1555
- In "Pregadi": Nessun Cristian puÀ² comperar crediti di usura da Ebrei o dar capitali con usura.
- 9 maggio 1583
- Una fortissima pallonata, accidentalmente colpisce e uccide un passante in campo Santo Stefano.
- 9 maggio 1618
- A soli 34 giorni dall'Investitura, muore per apoplessia il Doge NiccolÀ² DonÀ , all'etÀ di 79 anni.
La sua tomba era situata nella ex chiesa di Santa Chiara a Murano e suoi resti andarono dispersi quando nel 1810 la chiesa e il convento passarono al Demanio dopo essere state disperse le loro comunitÀ monastiche in seguito alle leggi napoleoniche.
N.d.E.
Come era prevedibile, la demanializzazione di tali Beni, e il conseguente abbandono in cui vennero lasciati, provocarono la rovina di questi come di moltissimi altri splendidi monasteri e chiese nel Centro e nella Laguna di Venezia.
Emblematico il caso dell'Isola della Certosa, che nell'Isolario del Padre Coronelli, agli albori del 1700, ancora figura completamente murata ed edificata, con splendidi chiostri, frutteti e fontane, e che nel giro di neppure cinquant'anni si ridusse alla selva di rovi che ancora adesso possiamo osservare fianco all'Isola di Sant'Andrea nella Bocca Portuale di San NicolÀ².
- 9 maggio 1664
- I Pievani delle Parrocchie devono venir eletti entro tre giorni dalla vacanza della Sede parrocchiale.
- 9 maggio 1789
- Al primo scrutinio viene eletto Doge Ludovico Manin all"™etÀ di 64 anni, ultimo della serie iniziata con Paoluccio Anafesto nell'anno 697.
Alla notizia della sua nomina il nobile Pietro Gradenigo pronuncia la frase famosa: "I ga fato Doxe un furlan, la Republica xe morta!".
La famiglia Manin apparteneva al Patriziato di Venezia fin dal 1651, ma per le Dinastie Veneziane piÀ¹ antiche essa rimaneva Furlana essendo appunto originaria del Friuli.
Dopo quattro anni di Principato Ludovico, vedendo precipitare gli eventi internazionali e con essi la Dominazione Veneziana, avrebbe voluto rinchiudersi in un convento, ma ne fu trattenuto dalla moglie.
Pur non potendolo definire un incapace, questo Manin si dimostrÀ² poco adatto a quei tempi terribili, non possedendo egli la tempra del suo predecessore Paolo Renier nÀ© la foga passionale e chiaroveggente del di lui figlio adottivo Daniele.
Caduta la Repubblica Ludovico Manin si ritirerÀ nel palazzo di Famiglia a San Salvador, e successivamente in quello del cognato ai Servi, dove dopo trentasei giorni di malattia morirÀ il 24 ottobre 1802, esecrato dal popolino che erroneamente gli attribuÀ¬ la colpa per la caduta della millenaria Repubblica.
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