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Storia di Venezia |
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Correva a Venezia l'anno |
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Storia di Venezia, il giorno |
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Storia di Venezia, ricerca |
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Questa rubrica sulla Storia di Venezia e del Veneto è frutto di anni di ricerche negli Archivi dei Frari, alla Marciana e al Correr.
Fra gli antichi scaffali, nello scartabellare antiche Buste, Raspe, Commentarii, ho avuto modo di assaporare l'emozione del toccare manoscritti vecchi di secoli, con firme e sigilli di Procuratori, Dogi, Condottieri...
Ho scoperto cose interessanti che ho trascritto in parte su libri, altre le ho inserite in diapo-film, altre ancora sono ferme allo stato di semplici annotazioni nei miei archivi personali.
Luigi "Gigio" Zanon
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- 20 ottobre 1370
- Per conto della Serenissima, Pantaleone Barbo ottiene a Lubiana da don Giovanni di Ternavia, Plenipotenziario dei Duchi d'Austria, la cessione e il trasferimento alla Repubblica di tutte le ragioni ed azioni personali e miste che detti Duchi aver potessero nella cittÀ , nelle castella, nelle terre, nei luoghi e nelle giurisdizioni pertinenti a Trieste, promettendo di non piÀ¹ immischiarsene, ma conservandosi al Signor di Duino gli usufrutti sulle terre che vi possedeva. .
In cambio Venezia versa ai Duchi la somma di 75.000 ducati, da pagarsi la metÀ il giorno di Santa Caterina, un quarto a Natale e il saldo nel giorno di Santa Maria in febbraio.
Il trattato viene ratificato a Vienna e pubblicato nel mese di novembre successivo.
- 20 ottobre 1445
- Le "Scuole dei Battuti" sono autorizzate a uscire di notte durante la notte dei morti allo scopo di fare le loro devozioni.
Le Battutorum Scholae, istituite verso la fine del XIII secolo, accoglievano uomini di ogni condizione sociale i quali per penitenza, facie velata, dorsoque ed modestiae modum mudato, giravano per la cittÀ battendosi con cinghie e altri arnesi conosciuti come scopae.
- 20 ottobre 1602
- Matteo Zane Patriarca di Venezia consacra il tempio di San Nicola da Tolentino che poi la Popolazione chiamerÀ "chiesa dei Tolentini".
- 20 ottobre 1832
- Muore a SambughÀ¨ di Treviso, Pietro Buratti, una delle voci piÀ¹ alte della poesia satirica veneziana.
Abbandonata la carriera commerciale a cui era stato avviato dal padre, ricco banchiere bolognese, dichiara: "Solo la morte riuscirÀ a scacciarmi di corpo il dÀ¨mone della satira e della poesia", e il padre lo disereda.
Le sue satire potenti e coraggiose, fra le quali primeggia la nota "Lamentazione al Prefetto di Venezia nel Tempo del Blocco", gli procurarono alcuni mesi di carcere.
Negli ultimi anni di vita la sua vena poetica, caustica e corrosiva, viene addolcendosi per la morte d'un figlioletto, e rompe a volte in toccanti accenti di smarrita tenerezza:
Providenza, Providenza,
gh"â„¢estu in fato, o sestu un zero?
El negarte xe insolenza,
l'acordarte xe un mistero.
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